La "malsana strategia" del comprare più azioni di un titolo che sta calando, che abbiamo descritto nella parte 1, si chiama mediare al ribasso.
Uno dei più grandi errori che un trader/investitore possa fare.
Non solo devono continuare ad acquistare azioni sperando in un rovescio del mercato, ma addirittura ravvisano nella perdita di valore grandi occasioni di investimento!
Essi pensano: si, ma se io ne compro di più ad un prezzo più basso ed il mercato gira a favore, mi ritroverò in un futuro con un grande
profitto!
Certo è vero, ma se il mercato rimane in recessione per parecchio tempo ed io continuo ad acquistare per mediare e bilanciare le perdite, mi ritroverò al verde molto presto…. e se l’azienda fallisce?
Basta vedere i grafici delle aziende italiane quotate in borsa degli ultimi 10 anni per capire quanto hanno perso i nostri titoli dalla crisi del
2008.
E’ il principio del martingala. Raddoppiare la scommessa ad ogni perdita per recuperare tutta la posta ed essere alla fine in vantaggio di un po' di più della scommessa iniziale.
Un quasi suicidio, se le cose vanno male per molto tempo e RICORDIAMOCI CHE NESSUNO PUO' PREVEDERE L'ANDAMENTO DEL MERCATO.
Un mercato che sembra in rialzo può improvvisamente fermarsi e cambiare direzione nel giro di poco tempo per mille motivi che ci sfuggono al momento. E’ vero che conoscendo le cause, possiamo prevederne gli effetti, ma vi sono troppi elementi che influiscono simultaneamente.
Possiamo ipotizzare solo a lunghe linee ciò che farà il mercato, ma non ci sono mai certezze sul quando e sul come.
Facciamo un esempio della media al ribasso:
acquisto 10.000 azioni a 5 € per un totale di 50.000 € di capitale investito.
Dopo un po’ di tempo, il valore del titolo scende a 4 €, cala del 20%, e quindi il mio capitale si deprezza a 40.000 €.
Ora mediando al ribasso, devo comprare altre azioni per recuperare lo svantaggio qualora il valore risalga almeno a 4,5 €.
Compro altre 10.000 azioni a 4 € per un investimento di 40.000 €, in modo che se il prezzo arriva a 4,5, il valore andrà almeno a pari
20.000 azioni x 4,5 €= 90.000 € di investimento:
90.000-50.000 (primo investimento) -40.000 (aggiunta)=0
Se poi il valore del titolo sale a 5,5 € con 20.000 azioni, il mio capitale si apprezza a 110.000 € ottenendo un profitto di 20.000 € (110.000-90.000).
E’ andata molto bene, ma se il prezzo continua a scendere per esempio a 3,5 €? Il mio capitale a questo punto vale 20.000 azioni per 3,5 €= 70.000 € e la mia perdita ammonta a 90.000-70.000 = 20.000 €.
Cosa faccio quindi? Continuo a comprare per recuperare le perdite sperando che una risalita almeno a 4,00 € mi riporti per lo meno in pareggio in modo da vendere tutte le azioni:
compro altre 17500 azioni a 3,50 per un totale di €= 61.250 di altro capitale investito ed un totale di 37.500 azioni possedute , e con 37.500 azioni a 4,00 € raggiungo un valore di capitale investito pari a 150.000 contro gli 151.250 € investiti fin’ora (50.000+40.000+61.250)€, quindi sono ancora in perdita di 1.250 €.
Capite che con il giochino al ribasso, finirei per buttare dentro sempre più denaro in proporzione alla % di ribasso.
Più si deprezza il valore, e più soldi devo investire per recuperare.
Sarei sempre in perdita a meno che il prezzo non inverta e cresca cospicuamente. Ma se il prezzo non cresce che facciamo? Continuiamo a metter dentro soldi fino a prosciugare il nostro conto? Certamente NO!
Questo è Paul Tudor Jones, fondatore dell’hedge fund, Tudor Investement Corporation, leggete il famoso cartello appeso sul muro della sua scrivania: “losers average losers”. Un promemoria che sta a significare: “non comprare quando la tua posizione ti mostra una perdita”, inoltre egli aggiunge, se hai una posizione perdente che ti rende troppo nervoso e a disagio, la soluzione è molto semplice, esci subito! si è sempre a tempo a rientrare successivamente”.
L'investitore inesperto che ha una certa somma a disposizione, investe tutta la somma, con la possibilità di perdere tutto il capitale investito.
Il suo rischio equivale alla somma investita.
Solitamente egli non utilizza uno stop loss, od uno stop alle perdite.
Se per esempio l'investitore investe 10.000 € in un titolo che quota solo 1,5 € per azione, e nel giro di qualche giorno, il titolo quota 0,75 € per un tracollo improvviso della borsa, egli perde la metà dei suoi soldi: 5.000 €.
Abbiamo visto poi, che uno dei metodi consigliati dai geni finanziari delle banche è quello di mediare a ribasso, investendo altro capitale in un titolo che sta sprofondando.
Per contro, un trader ragiona nella maniera opposta.
Egli predetermina la sua perdita massima, cioè il massimo rischio di perdita, prima di entrare in un
trade.
Il trader divide il suo capitale d’investimento in varie parti chiedendosi, quanto sono disposto a perdere per trade? 100 €? 1.000 €?
Solitamente determina il rischio in relazione ad una % dell’account totale disponibile.
Per esempio dal 1 al 5% di perdita massima ammissibile per ogni trade.
Vediamo questo esempio di gestione di un trade su grafico giornaliero:
Il nostro trader, con 10.000 € di soldi da investire, decide dall'inizio
quanto è disposto a perdere prima di chiudere l’operazione, ossia determina il rischio prima di entrare in posizione.
Per esempio, decide di rischiare Il 5%, in modo da avere più possibilità di investimento del capitale, in altri strumenti
finanziari.
Quindi, mette a disposizione 500 € di perdita accettabile e se le cose vanno male si chiama fuori e cerca altre opportunità con il restante 95% di capitale!
500 € diventa IL RISCHIO calcolato , l’ammontare della scommessa per trade.
Decide di acquistare un titolo a 6,30 €, che diventa il suo ENTRY o prezzo di entrata, ed in base alle sue analisi sul grafico decide che se il prezzo scende oltre il 5,60 € (oppure di una data % di variazione di prezzo), uscirà dall’operazione perché evidentemente le sue previsioni erano sbagliate. Definisce quindi uno STOP LOSS, ovvero uno stop alle perdite, o prezzo di uscita. Lo stop loss è un ordine di vendita istantanea qualora il prezzo tocchi o "perfori" quel livello.
Quindi abbiamo che, per perdere 500 € con valore che scende da 6,30 a 5,60 € per azione, egli deve calcolare quante azioni può permettersi di comprare con questi dati mediante la seguente formula:
% di capitale a rischio / (prezzo di entrata-prezzo di uscita) = N° azioni acquistabili:
480 € (500-20) € / (6,30-5,60) = 685 azioni acquistabili.
Nel nostro rischio consideriamo anche il costo delle commissioni che paghiamo al broker per l'accesso al mercato dei titoli azionari, per esempio, consideriamo 20 euro (10€ per l'apertura e 10 € per la chiusura della transazione).
Se il titolo crescerà, allo stesso modo deciderà quando uscire, per esempio, quando il profitto diventa 2-3 volte l'ammontare del rischio, in modo che nel lungo periodo il portafoglio crescerà.
Per esempio, deciderà di chiudere a 8,50 € oppure spostando il livello di stop loss man mano che il valore cresce facendolo diventare uno STOP PROFIT mobile o TRAILING PROFIT, in modo da assicurarsi dei profitti sicuri.
Tutto questo seguendo l’andamento del prezzo sul grafico giornalmente. Egli può anche impostare un TAKE PROFIT a 9,00 in modo che se il prezzo raggiunge tale livello, chiuderà l’operazione automaticamente.
Per esempio:
Acquista a 6,30 € con stop loss a 5,60 €.
Il prezzo sale a 7,00, sposto lo stop loss sopra il livello di entrata a 6,30 o poco più (nell'esempio 6,50 € (1)) in modo che se eventualmente il prezzo inverte, verrò liquidato con nessuna perdita e nessun profitto, (o poco profitto, ma mai in perdita) poiché sono al di sopra del livello di entrata.
Rapporto rischio-ricompensa pari a 0.
Se il prezzo sale a 7,50, sposto il mio stop loss a livello 6,90 (2) in modo da assicurarmi un buon profitto in caso di inversione di prezzo
Infatti: 685 *(6,90-6,30)=411 €,
Rapporto rischio/ricompensa di 1 a 0,85.
Se il prezzo continua a salire a 8,50, il trader sposterà lo stop profit a livello 7,80 (3) in modo da assicurarsi un ottimo 1027 € di profitto.
Un rapporto rischio/ricompensa di 1:2,13.
Se il prezzo continua a salire a 9,20, il trader sposterà lo stop profit a livello 8,50 in modo da assicurarsi un grandioso 1.507 € di profitto.
Un rapporto rischio/ricompensa pari a 1 a 3,14.
Se il trader avesse posizionato un take profit automatico a livello 9,00 €, avrebbe guadagnato 1850 €, con un rapporto rischio-ricompensa pari a 1 a 3.85! non male!
Un'altra alternativa è quella di vendere delle azioni o dei lotti di forex man mano il prezzo sale, in questo caso imposteremo dei take profit parziali.
Avete visto come ragiona il trader in confronto allo sprovveduto investitore non professionista? cioè mediante un piano di trading, con
un rischio calcolato dall'inizio.
Ho già accennato quindi che la differenza principale tra investitori traders risiede nel tipo di approccio.
I primi, tendono a selezionare i titoli mediante un tipo di analisi detta “fondamentale” dei titoli stessi, ovvero analizzano i dati dell’azienda relativi all’andamento societario, i bilanci, la capitalizzazione, prospettive di crescita, dividendi, ecc…. mentre i secondi tendono a selezionare i titoli in base all’andamento dei prezzi, quindi in base ad un’”analisi tecnica” degli stessi mediante lo tudio dei grafici del prezzo.
In entrambi i casi, sono stati sviluppati precisi indicatori fondamentali e tecnici cui fare riferimento.
L’investitore tradizionale, quando acquista azioni di titoli, lo fa con una prospettiva temporale di anni, persino di una vita. Non compra oggi per vendere tra due settimane per accaparrarsi un profitto veloce.
Vero è anche che esistono traders tecnici che possono detenere titoli o azioni per mesi in quanto seguono le tendenze principali a lungo termine dei mercati.
Uno dei principi degli investitori professionisti è quella di comprare a basso costo azioni di aziende in periodi di crisi o recessione economica, in modo da poter vendere in un futuro remoto quando si sarà apprezzata di molto.
Come John Templeton, che durante la crisi del 1929, durante la seconda guerra mondiale ed i successivi ribassi, acquistò molti titoli di società anche al limite della bancarotta, rischiando quindi di vedere perso tutto il suo capitale investito.
L’investitore, guarda più lontano del trader speculatore.
A volte, detiene un portafoglio ristretto di titoli, perché, a dire di Benjamin Graham, "la diversificazione è solo per coloro che non sanno cosa stanno facendo". Potrà anche essere vero, ma per il trader tecnico la diversificazione è un ottimo strumento di controllo del rischio, in quanto egli guarda solo all'azione del prezzo (price action), e non spende le sue giornate sorbendosi dosi infinite di bilanci, ricavi, spese, management, proposte di fusioni, vendite e proiezioni future.
Si dice che Warren Buffett (discepolo di Graham e tra gli individui più ricchi del pianeta), abbia speso un’intera vita a studiare approfonditamente le centinaia di “carte” delle società su cui aveva messo gli occhi prima di prendere decisioni. A volte ha dovuto aspettare anni prima che le condizioni ideali di acquisto si presentassero.
Al contrario il trader tecnico ragiona utilizzando come base i grafici e le reali fluttuazioni del prezzo e determina le sue decisioni senza cercare di capire quale sia il reale valore intrinseco di un titolo o di una valuta, perchè, secondo i principi dell'analisi tecnica, il prezzo corrente sconta già tutti i dati micro e macroeconomici, passati e presenti.
“L’analisi fondamentale è, unitamente all'analisi tecnica, il principale strumento per lo studio finalizzato a supportare un investimento (trading). Volendo distinguere l'analisi fondamentale da quella tecnica si può dire che, mentre l'analisi tecnica cerca di definire il prezzo futuro di un titolo basandosi sugli aspetti formali dell'andamento delle quotazioni (derivati da grafici), l'analisi fondamentale si occupa di stabilire il prezzo corretto di un titolo in base alle caratteristiche economico-finanziarie intrinseche della società cui fa riferimento.
L'analisi fondamentale valuta la solidità patrimoniale e la redditività di un'azienda, determinando il valore intrinseco (o fair value) della società. È spesso applicata alle società quotate in Borsa o in procinto della quotazione, per valutare la convenienza o meno di un dato investimento. L'analisi fondamentale studia tutti gli eventi micro e macroeconomici che hanno un qualche impatto sulla società presa in esame.
Occorre quindi riuscire ad avere una visione d'insieme dei mercati, del settore in cui la società opera, del suo piano industriale e del suo management, ma soprattutto è necessaria un'approfondita conoscenza del suo bilancio d'esercizio, che è lo strumento primario di valutazione utilizzato nell'analisi fondamentale”.
Per quanto riguarda, le commodities (materie prime, colture, granaglie, metalli preziosi, ecc...), l'analisi viene fatta attraverso lo studio dei dati economici di produzione, di esportazione, di consumo, i dati climatici per quanto riguarda le colture, ecc...
I cross valutari nel forex, non sono altro che il rapporto della forza economica di due paesi. L'analisi fondamentale nel forex si attua analizzando i dati economici dei singoli paesi, come il debito publico, il tasso d'interesse delle banche centrali, il PIL, la bilancia commerciale e rapportandoli con quelli della valuta che fa da controparte.
E' quindi facile da comprendere che sono i parametri fondamentali a muovere i mercati e che gli istituzionali si avvalgono soprattutto di questi parametri per prendere decisioni d'investimento a lungo termine.
Individuare su quali settori e nicchie "scommettere" ed investire per la crescita dei rendimenti finanziari nel lungo periodo è loro prerogativa. Ciò avviene mediante studi d'analisi sulle prospettive economiche di tale settore da parte dei propri analisti.
"L'analisi tecnica è lo studio dell'andamento dei prezzi dei mercati finanziari nel tempo, allo scopo di prevederne le tendenze future, mediante principalmente metodi grafici e statistici.
In senso lato è quella teoria di analisi (ovvero insieme di principi e strumenti) secondo cui è possibile prevedere l'andamento futuro del prezzo di un bene quotato (reale o finanziario), studiando la sua storia passata. Viene utilizzata, assieme all'analisi fondamentale, per la definizione delle decisioni di trading.
L'analisi tecnica si prefigge di analizzare e comprendere, attraverso l'analisi del grafico, l'andamento dei prezzi, il quale a sua volta rispecchia le decisioni degli investitori; e si basa sull'assunto fondamentale che, poiché il comportamento degli investitori si ripete nel tempo, al verificarsi di certe condizioni grafiche, anche i prezzi si muoveranno di conseguenza.
Originariamente l'analisi tecnica fu applicata soltanto al mercato azionario, ma la sua diffusione si è gradualmente estesa al mercato delle materie prime, a quello obbligazionario, a quello valutario e agli altri mercati internazionali.
Lo studio del movimento dei mercati finanziari include le tre fonti principali di informazioni disponibili all'analista: prezzo, volume e open interest.
Il termine "movimento dei prezzi" risulta quindi limitato per un'analista tecnico che considera anche volumi e open interest quali parti integranti dell'analisi del mercato”.
Come potete vedere sono due analisi essenzialmente opposte. La prima cerca di stimare il reale valore dei titoli indipendentemente dal prezzo e studia le cause che movimentano i prezzi.
La seconda studia solo l'effetto, cioè il movimento del prezzo indipendentemente dal valore intrinseco del titolo.
Ciò nondimeno, anche la sola analisi tecnica può servire anche per fare investimenti di lunghissimo periodo come quelli di Buffett.
Esistono strumenti che permettono all’investitore/trader di analizzare un titolo e che lo aiutano nelle decisioni da prendere.
Ad esempio, gli indicatori fondamentali più importanti ed utilizzati per l'analisi di un’azienda sono:
il ROE: tasso di redditività del capitale proprio;
il ROI: tasso di redditività del capitale investito;
il ROS: tasso di investimento sulle vendite;
l'EPS: utili per azione;
il P/E: rapporto tra prezzo e utile per azione;
il PEG: rapporto tra p/e e tasso di crescita previsto;
il P/S: rapporto tra prezzo e fatturato;
il P/B: rapporto tra prezzo e patrimonio netto.
Per approfondimenti sugli indicatori fondamentali clicca qui.
Alcuni di questi strumenti sono utilizzati dagli analisti delle agenzie di rating (per esempio moody's o standard &poor) per giudicare la solidità di un'azienda ed il rischio connesso alla detenzione delle sue azioni.
Gli indicatori tecnici sono invece indicatori basati sui movimenti dei prezzi, del volume e dell'open interest (nei futures) quali:
linee di supporto/resistenza,
linee di tendenza,
medie mobili;
oscillatori che misurano la velocità di variazione del prezzo e determinano se il titolo è in fase di potenziale ipercomprato o ipervenduto.
Ve ne sono centinaia di essi, ma noi vedremo solo i più utilizzati e noti.
Non c’è bisogno di studiarli tutti, poiché molti di essi sono solo variazioni dei più famosi, ed in ogni caso, credetemi, nessun indicatore può prevedere il futuro!
Una selezione molto ristretta di essi può costituire un buon sistema di trading.
Per approfondimenti sull'analisi tecnica clicca qui.
Per ulteriore approfondimenti sugli indicatori tecnici clicca qui
Ci sono poi traders che utilizzano entrambe le analisi.
Ricordiamo il leggendario Nicolas Darvas, il cui approccio era di tipo TECNICO-FONDAMENTALE, cioè decideva in base a determinati fattori fondamentali dell’azienda e secondo certi pattern grafici di prezzo denominati BOX.
Una buona strategia nell’operare sul mercato azionario può essere infatti costruita su entrambe le analisi se si hanno le adeguate conoscenze.
Cercare dei titoli in determinati mercati o gruppi vantaggiosi al momento, con determinati parametri fondamentali ed in base alle performances di prezzo, potrebbe essere un’idea da sviluppare per l’investimento nel medio-lungo periodo.
Basterebbe selezionare una manciata di indicatori tra fondamentali e tecnici per selezionare qualche interessantissimo titolo da valutare. Ovviamente bisogna sempre essere consapevoli di cosa si sta facendo e soprattutto gestire il rischio in modo appropriato, quindi avere un’approfondita conoscenza degli indicatori a cui si fa riferimento.
Esistono degli Screeners online, progettati per selezionare titoli con determinate caratteristiche senza guardarli uno ad uno.
Uno di questi si trova sul sito finanziario finviz.com.
Un sito molto efficiente e completo in cui si possono trovare molte informazioni su molti mercati finanziari.
E’ utilissimo soprattutto per il servizio “screener” con parametri sia tecnici che fondamentali.
Impostando i parametri a vostro piacimento il sistema selezionerà i titoli che cercate, in modo da poterne visualizzare anche il grafico.
Potete anche crearvi un portafoglio virtuale, con una registrazione Free e nel caso una versione elite a pagamento. Veramente un ottimo strumento.
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